Lisadora: Conoscete la Lisistrata di Aristofane?

Annabella: No, chi è?

Gioiaclaudia: Non è quella donna che veniva a farti i mestieri?

Annabella: Oh, sì. Che le è successo?

Gioiaclaudia: Pensare che sembrava così in salute.

Annabella: Per fortuna la mia domestica è ancora in gran forma.

Claracelia: Beata te, io ne ho dovute cambiare quattro lo scorso anno.

Lisadora: Ehì, ehì, calma. Ho capito. Vediamo di arrivarci per un'altra strada.

Gioiaclaudia: Ma no, che dici, Lisadora. Se c'è da fare una corona.

Annabella: Una pesca di beneficenza.

Lisadora: Ma no, quale corona. È uno spettacolo.

Gioiaclaudia: Invece del funerale danno uno spettacolo? Dio che bizzarria, c'è proprio da aspettarsi di tutto dal popolino.

Lisadora: Oh Cristo, io ci rinuncio!

Annabella: Povera Lisa, le era davvero affezionata.

Gioiaclaudia: Io l'ho sempre detto: mai fidarsi delle domestiche. Tu ti affezioni e loro se ne vanno.

Lisadora: Basta! Silenzio! Ricominciamo da capo.

Annabella: Sì, scusa. Hai ragione. Dicci dunque di questo spettacolo.

Lisadora: No! Lasciate perdere lo spettacolo, la domestica e il funerale. Ditemi solo una cosa.

Annabella: Sì?

Lisadora: Per quanto tempo pensate che i vostri mariti restino ancora in carcere?

Gioiaclaudia: Be', il mio, lo sapete, a dicembre fa un anno. e non ho ancora trovato cosa regalargli.

Lisadora: Ok, come non detto. E tu?

Annabella: Almeno il tempo di inaugurare la sala da tè, spero.

Claracelia: Ma come Lucafi. Tuo marito è in carcere?

Annabella: Già, e non potrà nemmeno godersi il party. Pensare che ci teneva tanto.

Claracelia: Non lo sapevo. Come mi dispiace.

Gioiaclaudia: Immagino.

Annabella: L'hanno portato via 'sta mattina. Saranno state. le dieci, più o meno.

Lisadora: Amanti poi, nemmeno a pagarne. O sbaglio?

Gioiaclaudia: Figurarsi, con tutti quei fotografi e giornalisti che ci perseguitano, c'è d'aver paura a salutare il maggiordomo.

Lisadora: E i soldi? A quante di voi hanno già bloccato le carte di credito?

Annabella: Dici che potrebbero?

Gioiaclaudia: Oh sì. A Lisadora l'han già fatto.

Annabella: Questo è un bel pasticcio.

Gioiaclaudia: È quello che ho detto anch'io.

Lisadora: Dunque signore, parliamoci chiaro. Finché si trattava di sbarazzarci dei nostri maritini per qualche tempo, credo che nessuna di noi avesse nulla da ridire, anzi.

Annabella: Anzi.

Lisadora: Ma adesso le cose si mettono al peggio e qua rischiamo di ritrovarci tutte con le pezze al culo.

Annabella: E pure davanti.

Lisadora: Già. (come a celebrare un rito usitato) Ditemi infatti quale sono le sole due cose per cui vale la pena vivere?

Tutte: S.S. Soldi e sesso.

Lisadora: Appunto.

Annabella: Butta davvero così male?

Lisadora: Malissimo, e te lo dico per esperienza. Tuo marito è stato arrestato solo 'sta mattina e capisco che tu possa essere felice, anch'io lo ero quando successe. Ma poi, più passano i mesi, più ti rendi conto che è come se fossi in carcere anche te e senti che piano piano ti stanno sottraendo le cose tue da sotto i piedi e che tutto potrebbe crollare da un momento all'altro.

Annabella: Dio, mi fai venire i brividi.

Gioiaclaudia: Altro che brividi, è da provare. Ha proprio ragione Lisadora.

Lisadora: E non crediate che sia finita.

Gioiaclaudia: No?

Lisadora: No, amiche mie. Anche quando i nostri mariti verranno rilasciati, andrà sempre peggio.

Annabella: E perché?

Lisadora: Perché è un gioco al massacro e non di fermerà. Perché qualcuno, non chiedetemi chi, ha deciso di rovinarci. Di mandare a carte quarantotto un intero sistema economico.

Claracelia: Bolscevichi!

Gioiaclaudia: Sì stava meglio quando si stava peggio.

Claracelia: Puoi dirlo forte.

Annabella: Mi sembra che siamo tutte d'accordo. La situazione sta degenerando. Ma non capisco dove vuoi arrivare.

Lisadora: Te lo spiego subito. Diciamo che io abbia trovato il modo per fermare questo disastro, voi sareste disposte ad aiutarmi?

Gioiaclaudia: E come no? Prima che blocchino anche la mia di carta di credito.

Annabella: Potrò farla lo stesso la sala da tè?

Lisadora: Quante ne vuoi, anche dieci.

Annabella: Allora ci sto.

Claracelia: Amorimiei io son volentieri con voi, anche se sinceramente non capisco cosa c'entro.

Tutte: Tu c'entri!

Claracelia: Ma.

Lisadora: Zitta! Ora parlo io. Vedete signore, quando i nostri mariti hanno cominciato a combattere tra di loro, ho pensato fosse una di quelle cose che ogni tanto mettono in piedi per fare un po' di grana. Ma, come vi ho dimostrato, qui la faccenda si mette male male e non si capisce più dove si andrà a parare e che vantaggi trarremo infine da tutto questo. Prendete mio marito, per esempio. Quando l'hanno arrestato è andato via felice come una Pasqua, che io mi son chiesta se si era rimbambito. Poi invece mi ha confessato che era tranquillo perché sapeva che il titolare dell'inchiesta era tuo marito.

Annabella: Cara, non volermene. Non sai quante volte ne ho parlato a Lucafino, ma ti assicuro che anche lui ha le mani legate.

Lisadora: Questo è poco ma sicuro, almeno da 'sta mattina. Comunque il punto non è questo. Vedete amiche care, come vi dicevo, io non so chi abbia messo in piedi questo casino e chi ci sia dietro questa persecuzione, ma l'esempio di mio marito è chiaro per dimostrare una cosa di cui sono sicura: chi ci rimette siamo solo noi. E quando dico noi non intendo noi quattro povere disgraziate, ma un'intera classe sociale.

Gioiaclaudia: Tesoro, ma hai mai pensato di fare politica?

Lisadora: Lasciami finire. Vedete, a volte per sintetizzare la grettezza di certi uomini che vanno contro i loro interessi si dice "È una guerra tra poveri". Ebbene signore, questa è una guerra tra ricchi e noi abbiamo il dovere di fermarla.

Annabella: Ma come? Dicci. Come possiamo noi povere donne mettere fine a un casino così intricato?

Lisadora: Ebbene signore, come disse Lisistrata. che non è la mia domestica. noi dobbiamo.

Gioiaclaudia: Dobbiamo?

Annabella: Dobbiamo?

Lisadora: Dobbiamo rinunciare.

Gioiaclaudia: Rinunciare? E rinunciare a cosa?

Annabella: Forza, parla, non tenerci sulle spine.



Massimo Silvano Galli

Conoscete la Lisistrata?   

da: Lisistrata o la guerra di Tangentopoli -congiura da salotto (1997) di Massimo Silvano Galli
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