[...] Vorrei prendere Truman Capote a modello, come uno degli autori più completi tra quelli che qui ci troviamo ad affrontare. Un autore capace di sperimentare, e con questo di confrontarsi con le molteplici possibilità di far vivere la parola, raggiungendo (forse) i migliori risultati con l'invenzione del romanzo-verità, il famoso "A sangue freddo", dove le tecniche e le strutture, i metodi investigativi del linguaggio giornalistico si fondano con la prosa letteraria partendo da un fatto reale di cui anche l'autore ignora finalità e presupposti.

Tra le tante opere dello scrittore statunitense ("L'arpa d'erba", "Si sentono le muse", "Colazione da Tiffany" - per citare le più conosciute) ho voluto scegliere "Musica per camaleonti" poiché rappresenta, per bocca dello stesso autore, l'atto finale (se si esclude il bellissimo ma incompleto "Preghiere esaudite") e, per non casuale coincidenza, la summa naturale di tutte le esperienze letterarie di Capote.

"Musica per camaleonti" è anzitutto la capacità dello scrittore di calarsi, proprio come un camaleonte, negli ambienti e nelle situazioni identificandosi con essi. Nei quattordici racconti, più un romanzo breve, che compongono il libro, questo sembra essere il tentativo dell'autore: usare la scrittura in tutte le sue varianti adattando le tecniche, il colore, alle vicende che va narrando. La direzione di queste situazioni è quella del quotidiano e l'opera dello scrittore è quella di diventare reporter delle piccole cose di tutti i giorni, ma un reporter particolare: colui che, invece di indagare e descrivere un fatto, si serve del fatto per descrivere, potremmo dire ritrarre, l'uomo in tutte le sue posture. Ma l'uomo di Musica per camaleonti non è il solitario e inquieto essere di Pessoa; è l'uomo che lavora, è la donna delle pulizie, l'attrice famosa e il famoso assassino; è, insomma, l'altra faccia di Bernardo Soares: colui che fugge e spesso ignora la solitudine -e forse non a caso la raccolta si chiude con l'accettazione di questa solitudine da parte di due metaforici gemelli siamesi, simbolo, appunto, della condizione di solitudine della natura umana, implicata in odi e amori e comunque sempre costretta a fare i conti con se stessa e con la coscienza della propria fine.

Tranne nel romanzo breve, le cui tematiche corrispondono a quelle del già citato "A sangue freddo", una storia, cioè, che nasce da una notizia di cronaca (in entrambi i casi un assassinio) che l'autore segue scrupolosamente fino a delinearne ogni contenuto e possibile ramificazione, i restanti racconti, e soprattutto la sezione intitolata: "Ritratti dialogati", possono essere considerati dei minuti affreschi, scevri da espliciti messaggi filosofeggianti o presagi imperituri, in cui l'autore si anima unicamente, e questa è la sua forza, per raccontare una storia: partecipe ma, nello stesso tempo, distante, distaccato. E la storia (le storie) è la storia di tutti i giorni: il distratto e disincantato procedere, qui per sempre bloccato nell'eternità della pagina.

Truman Capote è, anzitutto, un grande narratore che ha trovato, in un linguaggio impeccabile (fatto di un'apparente semplicità sotto la quale si nasconde un lavoro di cesellamento continuo e esasperato in cui l'arte trova la sua culla), i modi e i tempi per rendere ogni cosa degna di attenzione, anche la più piccola, anche la più banale.

La regola per cui non è importante cosa si racconta ma come si racconta, raggiunge in Capote il suo emblema e "Musica per camaleonti" è, di fatto, la testimonianza di come non possa esistere, per chi aspira alla grande letteratura, un modo di scrivere definito, generato da una ricerca su cui, una volta conclamata, creare il palinsesto delle proprie opere a venire. Esiste, bensì, un tono, un ritmo e un linguaggio che definiscono un autore, ma che non possono essere che il mezzo su cui strutturare la loro evoluzione in tutte le direzioni possibili, mai il fine.

L'opera di Truman Capote rappresenta, in questo senso, uno dei rari casi in cui la letteratura contemporanea si sposa con il mercato senza intaccare minimamente la bellezza dell'arte [...].



Massimo Silvano Galli

Capote, il camaleonte   

da: Lezioni dalla Narrativa -corso di scrittura creativa (1994) di Massimo Silvano Galli
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