L'idea da cui dipartono le numerose opere raccolte sotto la categoria "RelazionArti" chiama esplicitamente in causa una modalità se non nuova, quantomeno inusitata di fare e pensare l'arte. Un'idea che, a partire anzitutto da Marcel Duchamp, troverà una più stretta esemplarità con l'artista tedesco Joseph Beuys, non prima tuttavia di aver contaminato buona parte delle avanguardie artistiche del Novecento.

Si tratta, come recitano titolo e sottotitolo, di un'arte di relazione che si fonda sulla presenza inscindibile dell'Artista e dell'Altro: in primo luogo perché è solo attraverso lo sguardo dell'Altro che l'opera può prende pienamente e veramente vita, poi, in modo più fattivo, chiamando l'Altro a partecipare alla Creazione dell'opera.

A partire da questa riflessione, risultato di una appassionata ricerca mai disgiunta dal fare sul campo, la mia produzione artistica ha così visto addizionare, ad una assodata direttrice classica che si rinnova nella Creazione di opere singole (seppur nella varietà di una ricerca multilinguistica che abbraccia la pittura, la poesia, la musica, la narrativa), questa direttrice decisamente più contemporanea che, appunto, esige la partecipazione dell'Altro per realizzarsi e finisce, inequivocabilmente, per abbracciare l'ambito educativo integrando, alle visioni e al sapere specifico del fare artistico, le teorie e le metodologie della pedagogia.

Sono nati così, soprattutto negli ultimi dieci anni, una quantità davvero considerevole di articolati dispositivi la cui singolarità è data, non solo dalla loro conduzione, ma anche dalla loro ideazione: entrambe determinate a partire dall'utilizzo delle categorie della Creazione e degli strumenti per agirla.
Interventi educativi, insomma, strutturati fin dal loro concepimento come Opere d'arte (e Opere d'arte concepite come interventi educativi, beninteso). Metafore vive di una tela su cui l'educatore e l'educando vanno precisando il loro capolavoro, mettendo a disposizione (in quella asimmetria alternata dove ognuno vive il ruolo di maestro e di allievo) le loro abilità e le loro conoscenze per il fine comune dell'Opera, con tutte le implicazioni pedagogiche che questa partecipata reciprocità presuppone.

Interventi che non si esauriscono nella formula dei laboratori di promozione della creatività, nei percorsi di educazione all'immagine o nelle riflessioni dell'educazione estetica; ma irrompono a tutto tondo nelle più differenti tematiche sociali, trattando l'intervento stesso come appuntito strumento artistico in grado di immergersi nell'alveo delle fenomenologie: sollecitando l'emersione di materia immaginale; interrogando la polisemia dei simboli evocati ed evocabili; reclamando, in ultima analisi, il primato delle strutture profonde e inconsce sul soggetto cosciente -senza, per altro, dover migrare nelle paludi fin troppo esacerbate della psicologizzazione .

Un processo che trova il suo centro ermeneutico nella complessità e nella ricchezza dei mondi inaspettati che è in grado di generare, universi cui sono legate indissolubilmente quelle dimensioni esistenziali, percettive, rappresentative, culturali, linguistiche che, emergendo in situazione, permettono una elaborazione pedagogica non solo delle possibili problematiche sottese, ma anche e soprattutto delle possibili e infinite risorse disponibili.

Risorse che si attestano anche in un'altra funzione che di questi dispositivi importa ricordare. Una sorta di appendice implicita la cui carica pedagogica travalica il singolo contesto per cui lo stesso dispositivo è stato ideato. Si tratta, ancora una volta, dell'ufficio specifico della Creazione, capace di intessere uno spazio a prescindere dall'argomento sul quale viene ricamato e dalla stessa sua formale esplicazione. Uno spazio in cui è data la possibilità di dire e di dire in profondità, di aprire quell'anfratto intimo e non alienato che spesso è negato dalla pragmatica della vita quotidiana.

Un dire che utilizza tutte le possibilità espressive e che, provocato ad uscire dal linguaggio ordinario e ordinato, si propaga con uno sviluppo ramificato di cui la complessità e la metamorfosi costituiscono la natura scompensante, lo iato che, posto al vaglio del raziocinio, potrà dar adito, poi, alla comprensione e alla ridefinizione personale dei codici emersi.

 

Massimo Silvano Galli

Le Tesi   

 
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