La chimica e il metallo,
il piombo senza uscite,
l'uranio che affonda nel vino insanguinato,
il rame,
la mitraglia,
l'idrogeno che naviga
nel luccichio ibernato
della bachelite...

Trascinano un pianeta
di occhi congelati,
avvitano uomini di zinco e di vernice,
assaporano lo zolfo, il cranio e le obiezioni
e danzano nel fluoro di mari velenosi
sul cranio di una terra
di ansie e di sospiri.

Sono milioni,
miliardi,
infiniti satelliti del cielo
che ruotano tra i denti delle costellazioni,
sono le nubi che spingono le onde
e i silenziosi morti e le diverse lune;
sono gli oroscopi
che guidano le slitte
nel mondo microscopico
di tutti gli elettroni.

Attenti! Attenti! Attenti!

Non saranno le rose imbalsamate,
né il vibrante verderame sulla vite,
né sarà il catrame che affonda sotto il cielo
o il ferro battuto tra i polsi e l'antracite,
il cesio che tramuta
sul palmo della neve...

Sarà però la mano
che stringe tutti i nodi
in un morso di carne velenosa,
saranno le radici,
le bestie condannate
a recitare i versi dei supermercati,
saranno le imprudenti cicale dell'estate,
saranno i più piccoli organismi cellulari
che affogano ogni notte
dentro al fumo tronfio
degli inceneritori.

Già avanzano,
gridando,
friggendo dentro un bacio angusto di zanzara:
il ghigno delle vacche,
il fischio dei maiali,
l'orrore delle cavie mutilate
e annunciano la morte, il muto e lo stupore
e salgono dal sonno
nel rifugio di ogni angoscia dove estraneo vola
il corpo
con le sue stregate ali.

Amore! Amore! Amore!

Lungo la grande opera del sonno
per giorni e per millenni
sono rimasto ad osservare
i bellissimi viandanti del cielo
accoppiarsi con il fuoco e con gli spari.

Ho visto cadere la luna
dentro il cappello delle ciminiere
e ombre spalancare ferite
d'amianto, di butano e di benzene.

E ho sentito gridare le merci
sotto le gallerie dell'occidente
e navi d'alcool sprofondare indemoniate
nei piccoli fondali degli alcolizzati.

Attenti! Attenti! Attenti!

Qui dove finisce il mondo e il mondo inizia,
dove nel trapano dei dollari s'alliscia una paura
fatta di soli corpi senza ossa,
ho visto solo morte e morte ancora:
passare dentro i libri e sopra le canzoni,
fin dentro le sgualcite acque amniotiche
del vuoto che si sposa con la putrefazione.

Perché non c'è più un uomo che stringa le sue piaghe
in un vento assetato di fame e di furore.
Perché non c'è più un corpo su tutta questa terra
in grado di sbocciare dai muscoli dell'odio.
Perché non c'è più lingua di un solo neonato
che sappia ancora urlare la rabbia con rumore.

Rimane solo il vuoto
che scava nella carie:
la chimica, il metallo, il piombo senza uscite
e l'ombra del silenzio che agita le braccia
in una danza macabra
di fango senza vita.

 

Massimo Silvano Galli

Introduzione alla sindone   

da: SIndone Chimica -poesia (1999) di Massimo Silvano Galli
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