"Le figlie di Maria son le prime a darla via!"

La scritta, in bella grafia di femmina mano, riecheggia immobile d'inchiostro nero sulla parete di fronte alla porta del cesso. 

È lì da due giorni: blasfema e inquietante, segretamente vergata (sbadatamente caduta?) dalle candide mani della bella Fabiola. 

Non sospettassi poi che lei sia una di quelle cattoliche praticanti sempre in bilico politeista tra l'adorazione di Dio e l'adorazione del cazzo, riuscirebbe persino a risultar più enigmistica.  

La conclusione più probabile cui sono approdato è che dopo le ultime dichiarazioni del Papa, abbia finalmente spalancato i suoi splendidi occhioni verdi da cattolica apostolica romana sulla cruda realtà, optando -in via definitiva- per una più fallace guida spirituale. 

Certo che deve proprio essere stato un bel trauma venir a sapere, direttamente dalle labbra del vicepresidente pro-tempore del Creato, che -oh, oh- in paradiso non si scopa. 

Personalmente non che mi freghi più di tanto visto che finirò -grazieadio- all'inferno (girone lussuriosi, stanza 69 -se vi capita di passarci). Penso però a come l'abbiano presa tutti i casti e fedeli bacchettoni, sempre pronti ai sacrifici della carne in virtù di un aldilà migliore e per i quali ogni invano "Puttana Madonna!" celava (forse) inconsce e celestiali promesse. 

Io, dal canto mio, mi son sempre ben guardato dal credere in Dio (così stirnerianamente proteso a credere in me), e conosco tante di quelle pornostorielle sui suoi emissari terreni e le loro segrete elargizioni di funambole assoluzioni dettate -dai 90 gradi in su- sopra le panche di tutte le sacrestie, da poter riempire un'intera enciclopedia sul sesso ecclesiastico ribaltando, tra una postura e l'altra, ogni mendace idea sul coito ecumenico -per tacer delle suore... 

Non sarò comunque io a giudicarli. Fossero tutti così e dichiaratamente, la chiesa tutta ne trarrebbe enormi vantaggi sul piano della credibilità morale e l'uccello onnisciente di Dio feconderebbe d'immota vocazione tante di quelle smarrite pecorelle come nemmeno un nuovo diluvio universale.  

Spiegare il proprio corpo alla falsa virtù della castità (o di una sessualità sospinta da istanze meramente procreatrici) è, a ben pensarci, il più grave peccato che si possa commettere nei confronti di un ipotetico Dio cristiano. Significa, nel migliore dei casi (proiettati -com'è scritto- a sua immagine e somiglianza), ridurre Iddio onnipotente a una impotenza, seppur voluta o, nel peggiore, pensare a un Dio evirato e, castrandosi, cercare di emularlo per difetto, peccando quindi di superbia. 

Bisognerebbe poi tenere in conto la possibilità che Dio non sia maschio, ma femmina; o della probabilità più indicibile che non sia né maschio né femmina; cosa che troverebbe ancor meno favorevole la Chiesa spalancando ai transessuali la strada della santità. 

Ogni buon cristiano lo sa e non fa del suo sesso solo una scala a pioli per salire gradini su gradini di parti gemellari ottusi al piacere, ma anche tapis-roulant per lanciarsi a un urlo delle reni e ascensori per salire ansimando nell'utero di Dio. 

Prendete Fabiola, per esempio. Lei, per quel poco che ho potuto intuire, sembra proprio un classico esempio di fedele evoluto e sono sicuro che per quanto frequenti la sua bella messa ogni santa Domenica, ha raggiunto un tale grado di autentico misticismo da renderla capace di infondere in un pompino tutta la drammatica magia, la rivelazione e la suspance della crocifissione (...altrui). 

Del resto è risaputo di tutti quei prelati che in ogni luogo e tempo vanno predicando la castità al popolo dal pulpito e razzolando la cazzità: tra i peli della nobiltà, un tempo; tra quelli dei viados, oggi. E allora perché mai le carcerate anime esenti da vocazioni e voti dovrebbero sottrarvisi? Andate e fornicate! Dovrebbe essere il monito, che non si è mai visto mostro più orribile di un castrato che ha inchiodato la sua croce tra le gambe. 

Comunque la scritta è lì: invitante, eccitante, sospesa sul delirio che tutto mi consuma bagnando di lussuria la mia curiosità. 

Potrebbe essere di tutto e, soprattutto, una di quelle sette sataniche con tanto di orge, rettoscopie e sverginamenti al candelabro d'altare -vicolo dei Dolciniani, Cappella della redenzione, promette infatti la scritta accanto allo sciacquone.

 

Massimo Silvano Galli

L'enigma di Fabiola   

da: Kyrie Eleison -romanzo (1996) di Massimo Silvano Galli
INDEX | RETURN | CONTACT