Ore 6 e 50 minuti primi. Il giorno non ci importa. Potrebbe essere lunedì, venerdì o un altro qualsiasi della settimana, domenica esclusa, che farebbe lo stesso, la scena non muterebbe di un fotogramma. Sono le 6 e 50 minuti primi, dunque, e la casa, come ogni mattina, è ghiacciata. Nonostante la caldaia sbuffi e faccia fiamme ormai da qualche ora, il freddo dell'inverno riesce ancora ad avere la meglio sul caldo artificiale e il fiato fa fumo e le ciabatte sembrano due siberini appena estratti dal freezer.

Emergi dal piumone che ti ha dato il suo tepore durante la nottata con l'intenzione di dirigerti in bagno per assolvere alle tue funzioni fisiologiche ma, appena estrai una gamba dal talamo nuziale, ecco che una specie di corrente siberiana ti attraversa il corpo all'altezza della pancia. Brrr. rabbrividisci e qualcosa si muove nel fondo del ventre.

Ore 7. Agiti le mani a casaccio, cercando il maglione che hai smesso poco prima di addormentarti. Cerchi, cerchi ma. niente, non si trova. Eppure. Ritenti, questa volta provando nella direzione opposta. Nulla. Forse è finito sotto il letto.

Ore 7 e 5 minuti primi. Ti inginocchi per verificare la tua supposizione ma, appena le rotule sfiorano quello che un tempo era il pavimento e che ora sembra la pista dell'Holiday On Ice. crack: eccole trasformarsi in due lapidi di marmo. Rimani bloccato e, proprio in questo momento: olè! un'altra folata di freddo ti colpisce, questa volta alla bocca dello stomaco ma resisti e, con uno sforzo immane, ti sollevi.

Ore 7 e 8 minuti primi. Raggiungi la stanza di tua figlia, di tuo figlio, insomma dell'adolescente che ti vive in casa e, con delicatezza, tenti di svegliarlo:

"Tesoro."

"Eh."

"Tesoro è ora."

"Mmmm."

Il tira e molla può andare avanti all'infinito e intanto il freddo, lì in piedi, continua inesorabile il suo lavorio tentando di violare l'ultimo baluardo che farebbe definitivamente cedere le tue viscere. Ma tu, indomito, stringi i denti e vai avanti.

Ore 7 e 15 minuti primi. Finalmente riesci convincere il suddetto adolescente che, come il serpente a sonagli di un fachiro, si erge dal letto guidato da chissà quale celestiale flauto e, senza por tempo in mezzo, si fionda in bagno serrandone la porta prima ancora che tu possa accorgertene.

E' l'errore che ti sarà fatale.

Bussi. "Scusa, ma è mezz'ora che devo andare in bagno."

"E perché non ci sei andato?"

Logica impeccabile, cui tenti invano di replicare: "Ma. dovevo svegliarti e poi."

"Sì, dai, un momento, che sono in ritardo. Adesso esco. E' pronta la colazione?"

Ore 7 e 18 minuti primi . Rassegnato, tirando il fiato, ti dirigi vero la cucina per preparare la colazione. Ogni tanto butti lì un: "Allora? La colazione è pronta!", ma più per abitudine che per convinzione.

Ore 7 e 30 minuti primi . Il tuo adolescente non ha ancora messo piede in cucina, ma tu intanto ti sei portato avanti: hai bevuto il tuo caffè, il tuo latte, il tuo tè, insomma quello che la mattina usi mettere nello stomaco e lui, il tuo stomaco, inevitabilmente ha reagito. Il freddo si è combinato con il caldo della bevanda creando una scissione di neutroni dall'effetto devastante.

Ore 7 e 33 minuti primi . A questo punto la mano sulla pancia è di prammatica e, con le cinque dita ben premute all'ombellico ti trascini verso il bagno: gli occhi lucidi e pieni di speranza, colmi di ottimismo. Sarà uscito! Sì, sì, si starà vestendo. Allunghi la mano verso la maniglia della porta che ti separa dalla salvezza e. E' chiusa, è occupato: ancora! Sempre! Non oggi, perché sei particolarmente sfortunato. No! E' così tutti i santi gironi della settimana, tranne -appunto- la domenica perché lei, lui, l'adolescente, di solito dorme e allora tu puoi finalmente goderti il tuo bagno come vuoi e quanto vuoi. Ma oggi, haitè, non è domenica e allora:

"Scusa?!"

"Che c'è?"

"Come che c'è? Te l'ho già detto: devo andare in bagno"

"Sì, un attimo, adesso esco"

"Ma quale attimo, forza! E' tre ore che sei lì dentro"

"Senti, guarda che mi sto preparando"

Ore 7 e 40 minuti primi . Oramai disperato ti sei accasciato come un clochard fuori dalla porta del bagno. Ogni tanto bussi, blateri qualcosa, mendichi una risposta, ma da dentro s'ode sempre la stessa voce che ripete inesorabile: "Sì, un attimo, adesso esco", ma non è tua figlia, non è tuo figlio, non è nemmeno più una voce umana.

Piangi.

Massimo Silvano Galli

W.C. -Water Close   

da: Speakit -parlalo adolescente - Edizione ASL Provincia di Varese (2000) di Massimo Silvano Galli
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