Massimo Silvano Galli, figlio unico di padre metalmeccanico e madre casalinga (con lassi intermittenti di collaboratrice domestica part-time), inizia giovanissimo a frequentare il mondo mai saturabile dei sogni e a tradirli (tradurli) per concretarli in segni: scarabocchi di quella grammatica fantastica che qualcuno chiama narrativa, arte, poesia... un modo, tra i tanti, per dare veridicità alle proprie utopie, di materializzare con il "fare" ogni preopinato "dire".

"Dire" e "fare", dunque e, nelle pause tra l'una e l'altra cosa, cerca e trova il tempo per baciare e per le lettere (...prematuro il testamento).

I suoi primi componimenti risalgono alla fine degli anni Settanta: poesie, disegni e racconti gettati sulle pagine nel tentativo, inconsapevole, di erigere fisionomie palpabili ai fantasmi che, allora invisibili, gli ronzavano intorno. Poi il tentativo diventò tragedia e la sfida consapevolezza, imbrigliandolo nel lento suicidio dei segni e delle sillabe che esigono corpo e voce, e urlano e stridono, invitando a guardare con rispetto, ma anche scetticismo, alle consuetudini di questo nostro secolo, senza sottrarsi dall'attraversarle.

Romanziere, poeta, drammaturgo, saggista, artista visuale, traduttore dal castigliano, concentra la propria produzione sulla ricerca linguistica che ricompone spaziando nelle più diverse discipline in cui il linguaggio si modifica adeguandosi al mezzo di comunicazione.

In questa direzione, dai primi anni Novanta, in qualità di psicagogo, inventa e crea opere d'arte metasociali, intervenendo coi singoli, come nei territori e nelle comunità con azioni e progetti che accompagnano e educano le anime all'incontro vivo con l'arte e la creazione.



Massimo Silvano Galli

Tracce essenziali  

da: Curricula's Ways -piccola biografia portatile di Massimo Silvano Galli
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